Allevati nella cultura della
solidarietà e dei diritti civili, noi occidentali per evitare d'essere additati
come razzisti, egoisti o senza cuore diventiamo prede facili per i tanti
governanti moralizzatori. Una buona parte della popolazione gradisce politici e
pseudo-intellettuali educatori. Questo non depone a favore della scelta libera,
piuttosto fa pensare come si è indotti dal marketing o dalla convenienza per l'acquisto di un pacchetto o l'altro di biscotti; il risultato è che le
idee sono incanalate da venditori e si diventa dei “consumatori” piegati alla
pubblicità più seducente. L’Italia è stata condannata dalla Corte Europea per i
Diritti dell’Uomo per il segreto di Stato applicato al caso Abu Omar,
l’egiziano sospettato di terrorismo e rapito dai servizi americani a Milano e
condotto in Egitto nel 2003. Bisognerebbe applaudire la sentenza per l’accento
sui diritti legati alle persone, indipendente dal fatto che il signore in
questione è stato riconosciuto da una Tribunale italiano come un terrorista;
questo se non si verificasse una tortuosità delle leggi e accordi, dipendenti
sempre dalla titolarità del soggetto. Gli Usa sono campioni nel genere, hanno
una Costituzione che è tutto un parlare di diritti, la realtà però è sotto i
nostri occhi. Questi diritti sono per chi è “americano”, tanto che gridano a
perdifiato di colpire chiunque e dovunque per difendere i loro interessi
nazionali. Il portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato infatti, ai
quattro angoli della Terra che l’attività di sorveglianza all'estero, leggasi
spionaggio, l’attuano ogniqualvolta ci sia di mezzo la loro sicurezza, tenendo
d’occhio cittadini o capi di qualsiasi paese. Con buona pace della Merkel,
Berlusconi e tutti gli altri. Il termine sicurezza non riguarda solo probabili
attacchi terroristici o di paesi “nemici”, è esteso anche in campo economico,
tanto che l’intelligence americana ha condizionato e condiziona politici e
governi in tutto il mondo. Il dualismo tra diritto scritto e realtà è ancora
più lacerante quando si tratta di contrastare una minaccia all'ordine
costituito e questo vale anche in Europa: - in Inghilterra l’Ira è stato
combattuto con ogni mezzo legale e no; - i centri di detenzione americani nati
dopo l'11 settembre praticano torture fisiche e psicologiche, non ultimo il
Pentagono è stato costretto a pubblicare foto con le torture subite dai
detenuti a Guantánamo, Afghanistan, Iraq. Perché le stesse dovrebbero essere
bandite o condannate se utilizzate in Egitto o in altri paesi a difesa degli
“interessi nazionali”? È ora di farla finita con questa ipocrisia. Gli Stati
hanno necessità di tutelarsi anche se democratici, figuriamoci gli altri dove
le controversie si risolvono con le armi anziché nelle urne! Il motivo per il
quale siamo raggirati con bei propositi è soltanto economico. L’avidità verso
il profitto accresce in maniera spasmodica dalla fine della Seconda guerra
mondiale quando l’Europa è divisa in due aree d’influenza e gli Usa, nel ruolo
di “liberatori”, ne acchiappano la metà con il quale hanno un mercato da
imbandire con usi, costumi e mercanzie. Tutto andrebbe bene se sul tavolo si
giocasse a carte scoperte e ad armi pari, però la prima regola introdotta dagli
Americani è l’assenza totale di etica e l’idea che il fine giustifica il
mezzo. Il fine è il profitto economico, oltre alla guida del mondo ispirati
dalla propria “Storia”. Purtroppo il blocco che si opponeva a questa teoria era
grigio, austero e apertamente illiberale, quindi bisognava essere degli stoici
per sceglierlo. L’Europa avrebbe anche potuto salvaguardarsi se molti governanti
non avessero prestato udito al canto delle allodole e allo specchietto per acchiapparle: - una cornucopia traboccante di denaro, potere e prestigio. Enrico Mattei, dirigente pubblico e commissario liquidatore dell’Agip alla fine della guerra, inventò l’espressione “sette sorelle” per le compagnie petrolifere che si erano spartite il mercato mondiale a danno dei consumatori. Guarda caso cinque erano americane, una inglese, e l’altra di proprietà anglo-olandese. Queste multinazionali hanno fatto il bello e cattivo tempo fino alla crisi petrolifera del 1973. Mattei infastidì parecchio questo potentato perché con l’Eni offriva migliori condizioni economiche e giuridiche, scegliendo con un approccio etico l’estrazione anche nei paesi poveri. Morì nel 1962 in un misterioso incidente aereo, così come scomparve nel nulla il giornalista Mauro de Mauro che sul caso indagava. Della serie non bisogna scherzare con il fuoco! Ebbene, quando si riducono le autonomie nazionali in virtù dell’economia sfrenata, quando si propaganda la globalizzazione come una manna apportatrice di occupazione e diminuzione della povertà, le popolazioni si prestano a diventare cibo per appetiti insaziabili. Il mondo interdipendente segue le regole del gioco “la patata bollente”. Quando nel 2007 scoppia la bolla degli immobili negli Usa (la crisi dei sub prime) e l’anno dopo la Lehman Brother fallisce, gli americani cominciano a passare la patata. Tutto era cominciato dando prestiti facili a clienti sprovvisti di garanzie, quando le casse cominciano a svuotarsi entra la speculazione che presumendo sviluppi ad alto rischio fa guadagnare i più astuti; in un gioco di collocare e togliere soldi hanno lasciato agli ultimi la perdita. Nel mondo finanziario quando la crisi creditizia dirada i fondi la patata bollente si moltiplica, affossando imprese, facendo crollare le borse, con molte valute in mezzo alla tormenta. Le banche centrali di Usa, Giappone, Inghilterra, Svizzera, UE hanno immesso liquidità nei mercati finanziari per allentare il tracollo, molti hanno sfruttato del banchetto offerto con interessi bassissimi. Manco a dirlo i primi ad utilizzarla sono stati i paesi emergenti con un esponenziale aumento della corruzione, controbilanciata da un’apparente miglioramento del ceto povero, ai quali gli scaltri governanti hanno versato un minimo per la sussistenza e la pace sociale. Risultato il debito globale è passato dal 160% al 240% del PIL mondiale, nella sola Cina è aumentato del 70%. Cos'è successo quando la FED, la banca centrale americana, ha aumentato i tassi d’interesse? Semplice, la quotazione del dollaro è risalita perché quando la nave affonda i topi scappano, e qui hanno portato via i capitali dai paesi emergenti. Nell'economia rallentata dalla crisi si acquistano meno materie prime e si esporta di meno, ne fanno le spese paesi quali il Brasile, l’India, la Cina, i paesi del Golfo con l’Arabia Saudita in testa. Il petrolio è passato dai 114 dollari al barile del 2014, ai 60 del 2015, ai 40 di oggi, e tutto comincia con una furberia dell’Arabia che volendo diminuire il prezzo del barile per mettere fuori mercato lo shale oil degli Usa, il Canada e il Brasile, paesi che hanno un costo estrattivo alto, non ha fatto i conti con la brusca frenata dell’economia cinese. È cresciuto un vortice difficile da contenere perché se l’Arabia decidesse di tagliare la produzione per far risalire i prezzi oggi farebbe il gioco dell’Iran appena rientrato sul mercato e negli Usa riprenderebbe il pompaggio dello shale oil. Problemino, il Fondo Mondiale Internazionale prevede un buco di mille miliardi l’anno nei paesi del Golfo e per fronteggiare la situazione gli arabi dovranno far rientrare i soldi investiti nelle borse mondiali perché sono abituati a non farsi mancare nulla, inoltre tribù e popolo sono tenuti al guinzaglio con zero tasse, impieghi governativi, sussidi e via dicendo. La necessità di spostare il pericolo da dentro casa li porta a gettare benzina sul fuoco, in Africa e nel Medio Oriente nulla di più facile fanatici come sono. È difficile convincersi dell’imprevedibilità della fase attuale, alla frenata dell’economia dovuta a fatti transitori, all'allarmante deflazione in alcuni paesi causati da motivi congiunturali. Sarebbe a dire che la liquidità versata sui mercati è servita a destabilizzare vari paesi e a far arricchire i soliti noti? Non è molto complicato studiare la dinamica umana quando si tolgono i freni dai valori che permettono gli esseri a coesistere dentro una società. Nel privilegiare il denaro come unico mezzo per raggiungere la felicità si è autorizzato l’uso di strumenti illeciti per ottenerla. Gli illusionisti vorrebbero distrarci, declinano la crisi economica, i fallimenti bancari, i migranti come una turbolenza senza colpevoli; in aggiunta dovremmo schierarci con il presidente turco Erdogan che considera terroristi i Curdi, unici sinora a combattere contro l’Isis; stare al fianco dell’Arabia Saudita che finanzia gruppi di ribelli jihadisti; allinearci contro i Russi considerati pericolosi. Illusionisti non abusate della nostra pazienza, essere populisti non ci spaventa. Il movimento populista è nato in Russia alla fine del XIX secolo anche per contrastare i burocrati zaristi e noi ripuliremo i nostri paesi da chi ci ha trascinato nella tempesta.
non avessero prestato udito al canto delle allodole e allo specchietto per acchiapparle: - una cornucopia traboccante di denaro, potere e prestigio. Enrico Mattei, dirigente pubblico e commissario liquidatore dell’Agip alla fine della guerra, inventò l’espressione “sette sorelle” per le compagnie petrolifere che si erano spartite il mercato mondiale a danno dei consumatori. Guarda caso cinque erano americane, una inglese, e l’altra di proprietà anglo-olandese. Queste multinazionali hanno fatto il bello e cattivo tempo fino alla crisi petrolifera del 1973. Mattei infastidì parecchio questo potentato perché con l’Eni offriva migliori condizioni economiche e giuridiche, scegliendo con un approccio etico l’estrazione anche nei paesi poveri. Morì nel 1962 in un misterioso incidente aereo, così come scomparve nel nulla il giornalista Mauro de Mauro che sul caso indagava. Della serie non bisogna scherzare con il fuoco! Ebbene, quando si riducono le autonomie nazionali in virtù dell’economia sfrenata, quando si propaganda la globalizzazione come una manna apportatrice di occupazione e diminuzione della povertà, le popolazioni si prestano a diventare cibo per appetiti insaziabili. Il mondo interdipendente segue le regole del gioco “la patata bollente”. Quando nel 2007 scoppia la bolla degli immobili negli Usa (la crisi dei sub prime) e l’anno dopo la Lehman Brother fallisce, gli americani cominciano a passare la patata. Tutto era cominciato dando prestiti facili a clienti sprovvisti di garanzie, quando le casse cominciano a svuotarsi entra la speculazione che presumendo sviluppi ad alto rischio fa guadagnare i più astuti; in un gioco di collocare e togliere soldi hanno lasciato agli ultimi la perdita. Nel mondo finanziario quando la crisi creditizia dirada i fondi la patata bollente si moltiplica, affossando imprese, facendo crollare le borse, con molte valute in mezzo alla tormenta. Le banche centrali di Usa, Giappone, Inghilterra, Svizzera, UE hanno immesso liquidità nei mercati finanziari per allentare il tracollo, molti hanno sfruttato del banchetto offerto con interessi bassissimi. Manco a dirlo i primi ad utilizzarla sono stati i paesi emergenti con un esponenziale aumento della corruzione, controbilanciata da un’apparente miglioramento del ceto povero, ai quali gli scaltri governanti hanno versato un minimo per la sussistenza e la pace sociale. Risultato il debito globale è passato dal 160% al 240% del PIL mondiale, nella sola Cina è aumentato del 70%. Cos'è successo quando la FED, la banca centrale americana, ha aumentato i tassi d’interesse? Semplice, la quotazione del dollaro è risalita perché quando la nave affonda i topi scappano, e qui hanno portato via i capitali dai paesi emergenti. Nell'economia rallentata dalla crisi si acquistano meno materie prime e si esporta di meno, ne fanno le spese paesi quali il Brasile, l’India, la Cina, i paesi del Golfo con l’Arabia Saudita in testa. Il petrolio è passato dai 114 dollari al barile del 2014, ai 60 del 2015, ai 40 di oggi, e tutto comincia con una furberia dell’Arabia che volendo diminuire il prezzo del barile per mettere fuori mercato lo shale oil degli Usa, il Canada e il Brasile, paesi che hanno un costo estrattivo alto, non ha fatto i conti con la brusca frenata dell’economia cinese. È cresciuto un vortice difficile da contenere perché se l’Arabia decidesse di tagliare la produzione per far risalire i prezzi oggi farebbe il gioco dell’Iran appena rientrato sul mercato e negli Usa riprenderebbe il pompaggio dello shale oil. Problemino, il Fondo Mondiale Internazionale prevede un buco di mille miliardi l’anno nei paesi del Golfo e per fronteggiare la situazione gli arabi dovranno far rientrare i soldi investiti nelle borse mondiali perché sono abituati a non farsi mancare nulla, inoltre tribù e popolo sono tenuti al guinzaglio con zero tasse, impieghi governativi, sussidi e via dicendo. La necessità di spostare il pericolo da dentro casa li porta a gettare benzina sul fuoco, in Africa e nel Medio Oriente nulla di più facile fanatici come sono. È difficile convincersi dell’imprevedibilità della fase attuale, alla frenata dell’economia dovuta a fatti transitori, all'allarmante deflazione in alcuni paesi causati da motivi congiunturali. Sarebbe a dire che la liquidità versata sui mercati è servita a destabilizzare vari paesi e a far arricchire i soliti noti? Non è molto complicato studiare la dinamica umana quando si tolgono i freni dai valori che permettono gli esseri a coesistere dentro una società. Nel privilegiare il denaro come unico mezzo per raggiungere la felicità si è autorizzato l’uso di strumenti illeciti per ottenerla. Gli illusionisti vorrebbero distrarci, declinano la crisi economica, i fallimenti bancari, i migranti come una turbolenza senza colpevoli; in aggiunta dovremmo schierarci con il presidente turco Erdogan che considera terroristi i Curdi, unici sinora a combattere contro l’Isis; stare al fianco dell’Arabia Saudita che finanzia gruppi di ribelli jihadisti; allinearci contro i Russi considerati pericolosi. Illusionisti non abusate della nostra pazienza, essere populisti non ci spaventa. Il movimento populista è nato in Russia alla fine del XIX secolo anche per contrastare i burocrati zaristi e noi ripuliremo i nostri paesi da chi ci ha trascinato nella tempesta.