Nel periodo natalizio gli Occidentali,
professanti o meno, cercano d’essere più amabili. È un fattore istintivo,
determinato dalla tradizione culturale. Siamo illuminati, folgorati dalla
consapevolezza di vivere accanto ad altri umani. Un augurio di buon Natale non
lo si nega a nessuno: no al vicino di casa, al barista, alla commessa, allo
spazzino, all'autista dell’autobus, persone che abitualmente sono incorporee.
Passate le feste s’innalzano nuovamente i ponti levatoi. Non è stato sempre
così ma ormai da troppo tempo siamo rinchiusi in famiglie ristrette, separate,
indifferenti. L’indissolubilità del matrimonio legava le persone ai congiunti,
creava lacci trasversali, insegnava bene o male la tolleranza tra i parenti.
Questo era un beneficio per la comunità, il senso di appartenenza familiare si allargava
al luogo di origine, oltre ai legami affettivi si badava a consolidare e
migliorare dove si viveva. L’interscambio era consuetudine, abbandono e
solitudine erano vocaboli sconosciuti. Anche nelle città maggiori si cresceva
in rioni dove tutti si conoscevano, era naturale aiutarsi e la convivenza era improntata alla comprensione. Molti si riempiono la bocca con la
parola “tolleranza” e tuttavia sono dominati dalla freddezza, dall'insensibilità,
dalla spietatezza, dall'incapacità d’intercettare l’umanità nel prossimo. Le città
ora sono diventate impersonali, escluso alcuni quartieri, la maggior parte vive
in palazzi grigi e indistinti. La vita scorre in sogni di quel che si vorrebbe
fare e nel desiderio di acquistare beni di consumo per apparire quel che non
si è. Ragazzi vi stiamo lasciando una società svuotata di solidarietà, dov'è
gioco comune lo sbandierare buonismo e rettitudine, scimmiottare personaggi televisivi o pseudo intellettuali. Negli ultimi decenni è stata concepita una splendida cornice, però il quadro è ancora da dipingere. Tutto sembra prevalere sulla ragione, le politiche sociali ed economiche sono travolte dagli appetiti voraci di pochi, estremamente abili nel produrre avvenimenti atti a mantenerli saldi nel potere. Un corollario di teste d’uovo per marcare la propria libertà di pensiero, anche se condizionata da molteplici fattori, da corda a questi personaggi permettendo un susseguirsi di azioni che di fatto hanno peggiorato la nostra vita quotidiana, minato le fondamenta delle nostre società, ridotto lo stato sociale e la sicurezza. Un’eredità ricevuta dai nonni, costruita con sacrifici, lacrime e sangue è stata dissipata. L’albero di Natale è una tradizione arrivata a noi dal nord Europa, descriveva la creazione, il giardino dell’Eden; i frutti appesi narravano metaforicamente la conoscenza del bene e del male. Nell'augurarvi un felice 2016 vi esorto a stare attenti, cercate negli adulti la coerenza, non subite il fascino di chiacchiere e pagliacciate perché queste mele le pagherete voi.
gioco comune lo sbandierare buonismo e rettitudine, scimmiottare personaggi televisivi o pseudo intellettuali. Negli ultimi decenni è stata concepita una splendida cornice, però il quadro è ancora da dipingere. Tutto sembra prevalere sulla ragione, le politiche sociali ed economiche sono travolte dagli appetiti voraci di pochi, estremamente abili nel produrre avvenimenti atti a mantenerli saldi nel potere. Un corollario di teste d’uovo per marcare la propria libertà di pensiero, anche se condizionata da molteplici fattori, da corda a questi personaggi permettendo un susseguirsi di azioni che di fatto hanno peggiorato la nostra vita quotidiana, minato le fondamenta delle nostre società, ridotto lo stato sociale e la sicurezza. Un’eredità ricevuta dai nonni, costruita con sacrifici, lacrime e sangue è stata dissipata. L’albero di Natale è una tradizione arrivata a noi dal nord Europa, descriveva la creazione, il giardino dell’Eden; i frutti appesi narravano metaforicamente la conoscenza del bene e del male. Nell'augurarvi un felice 2016 vi esorto a stare attenti, cercate negli adulti la coerenza, non subite il fascino di chiacchiere e pagliacciate perché queste mele le pagherete voi.