12 dic 2015

Povertà e immoralità




Crescere guardando i poveri ad ogni angolo produce una sorta di narcosi e per evitare complessi a riguardo s’impara fin da piccoli a considerare la tua fortuna nel nascere “bene” rispetto alla disgrazia di capitare in un ambiente miserando. È l’apoteosi del fatalismo: ad alcuni ha detto culo (impossibile trovare un termine più indicato!) mentre alla maggioranza il Risiko della sorte ha predestinato l’indigenza. Sono così tanti i disgraziati che aiutare tutti è impossibile, ne nascono in continuazione, ecco perché è facile munirsi di anestesia e viverci in mezzo. In tanti paesi africani, asiatici, nel centro e sud dell’America è un dato di fatto, la pietà pelosa per esempio a Natale avvia la preghiera e gli aiuti alimentari; qualche governo stanzia “briciole” con l’effetto di mettere un tappo di sughero in un canotto bucato. Questo è il tanto. Capita però nelle nostre città di questi tempi di fermarsi ad un semaforo e vedere un’anziana con un bicchiere di plastica in mano e al collo un cartello: “Sono una nonna in difficoltà, ho due nipoti di 14 e 16 anni con genitori senza lavoro, abbiamo urgente bisogno di aiuto”. Impossibile non rimanere scioccati, il cinismo esistenziale evapora in pochi secondi. Trattenere le lacrime un’impresa improba. Nel cervello si avvia un turbinio di pensieri, una rabbia possente ti circonda. Sfrondiamo tutte le varianti: ci sono quelli che si sono sforzati in minima parte nello studio e nel lavoro, altri poco adattabili ad accettare mestieri umili e faticosi, nulla però controbilancia l’immoralità nella quale siamo vissuti negli ultimi quarant’anni. La popolazione ha usufruito degli sforzi fatti dalla generazione che aveva conosciuto la guerra e la fame, i loro figli hanno potuto studiare e scegliere un lavoro. L’economia tirava e trovare un “posto”, anche attraverso raccomandazione di parenti e conoscenti, era un’impresa per molti non impossibile. L’essere umano è uno strano personaggio, gli puzza che tutti stiano bene, alcuni hanno approfittato del periodo per fortificare i propri manieri a scapito della
maggioranza. Certe categorie hanno rosicchiato molti privilegi, garantendosi sicurezze illimitate. La crisi degli ultimi anni ha ridimensionato lo stile di vita della popolazione ma ha scalfito in minima parte alcuni. Il pensiero è quindi rivolto a questi soggetti: sappiate che vivere ingabbiati con esseri affamati all’esterno richiede una prestanza non indifferente. I paesi poveri hanno una criminalità ampia e quello che è peggiore i criminali non hanno pietà, conseguenza della rabbia del vivere quotidiano. Spesso in Brasile quando entrano per rubare in una casa, violentano dalla nonna al canarino. L’azione violenta è atta a mitigare il dolore del proprio vissuto, è voler rendere alla vittima preposta pane per focaccia. È la conseguenza della disuguaglianza. Bisogna fermarsi per tempo. I pochi privilegiati saranno tutelati da chi? Dalla moltitudine che ogni giorno diventa più povera anche per intrallazzi, furbizie, incapacità di darsi un freno, alle quali si aggiungono i migranti che nulla hanno da perdere... Quando vi sedete a contare i denari pensate a questo. È necessario mangiare meno torrone a Natale, stappare meno champagne a Capodanno, iniziare l’anno soccorrendo chi come la signora del semaforo non sa come andare avanti. Non è opera di bene, è giustizia e condivisione. È ringraziare Dio, o la fortuna, per non trovarsi come la nonnina con il bicchiere in mano.