Quando papa Francesco parla di
"misericordia" siamo convinti intenda il vocabolo derivato da
"miserere", aver pietà e "cor", cuore? È una bella parola perchè indica la strada a
tutti gli esseri umani, credenti o atei, verso la compassione per l'infelicità
altrui. Provare questo sentimento implica condivisione, sofferenza atta a
portare soccorso. Il Cristianesimo ha introdotto un’enorme novità: Dio diventa
partecipe della vita nel mondo, infatti il Dio cristiano invia suo figlio sulla
terra. Egli morirà sulla croce in remissione dei peccati e con la
resurrezione assicura ai fedeli la vita eterna. Il Dio di Aristotele viveva lontano, non aveva
empatia con le nostre vicende, neanche compassione. Nell'epoca contemporanea il
Natale è vissuto come una pausa, apprezziamo la parte godereccia dei regali,
del cibo, delle bevande e degli incontri conviviali. Molti per tradizione
seguono i riti della Chiesa, in fondo è un periodo di buoni propositi. Sorge
spontanea la domanda, ma chi è misericordioso? L’ottimismo spinge a confidare
nell'esistenza di persone propense agli altri, estranee da vanità, da
esibizionismo e da giovamento terreno o soprannaturale. Nel rintracciare
questi esseri sarà facile incappare nel fantasma di Diogene con la sua
lanterna alla ricerca dell’Uomo. Senza mirare tanto in alto basterebbe un sano
equilibrio, sentire nel proprio cuore il desiderio di operare con onestà senza arrecare
danno agli altri. Se abbiamo sensi per amare, per provare gioia, valutare la
delicatezza di un fiore, emozionarci per il sorriso di un figlio o un nipote non possiamo rubare la felicità ad un nostro simile. Aggiungiamo alla
misericordia la catarsi del vecchio Aristotele. A questo serviva la tragedia, a
purificarsi. Attraverso emozioni forti lo spettatore s’immedesimava e
comprendeva il dramma, finendo con l’affrancarsi dalle passioni e pulsioni abiette. Dobbiamo
riuscire a entrare nei panni degli altri, saremmo sorpresi dal dolore provato. È l’unica via per intendere la misericordia, caso contrario è un malinteso, s'intendeva parlare del “pugnale misericordia” che apparve nel XII secolo e veniva utilizzato
alla fine dei combattimenti per finire i soldati feriti e moribondi.