Tra gli ebrei con
il corno d’ariete, lo jobel, si attirava jobil ossia la gente, proclamando jobal che è l’indulgenza. Sembra un gioco eppure da queste tre parole nasce il
nostro “giubileo”, che in latino fu tradotto con la parola “giubilo”, un sentimento
di gioia incontenibile. Quando di cinquanta in cinquant'anni la tradizione del
popolo d’Israele metteva a riposo la terra, restituiva i terreni confiscati ai legittimi proprietari e liberava gli schiavi, gioco forza si viveva un’annata
straordinaria. Non c’inventiamo nulla di nuovo, in questa lunga catena di anelli
saldati che è la vita terrena degli esseri umani. Il tema dell’odierno
giubileo è la “misericordia”, benedetta sia, perché noi uomini e donne per quanto
ci sforziamo, troviamo assai ardua la pratica della compassione. La generosità
è difficile conseguirla nelle famiglie, tra gli amici; l’individualismo si è
impossessato di noi, tanto da renderci degli schiavi anaffettivi. Molti sperano
ardentemente nella compassione e pietà di Dio per le proprie miserie morali,
però rimane umanamente impossibile per la maggioranza dei bipedi provare tale
sentimento per il prossimo. Prima d’immergerci nella cerimonia viene bene
domandarsi se hanno ancora senso i X Comandamenti. Nell'attuale società siamo
avvolti da pubblicità miranti a portarci nel regno della fantasia, diventa
complicato distinguere la realtà. E’ tutto extra corporeo, scendiamo nel mondo
reale solo quando c’imbattiamo in una malattia o nella morte, per questo non si
accetta la natura delle “cose”e allora gridiamo contro la sfortuna, o contro
Dio. Ripercorriamo con spirito libero, alieno da ipocrisie, i precetti donati
da Dio a Mosè, se siamo laici osserviamo quanto il seguirli semplificherebbe
il vivere civile.
D’altra parte bisognava pure iniziare a regolare la vita tra gli umani diventati numerosi. È tanto difficile da comprendere? Per domare la belva dentro ognuno di noi è gioco forza sobbarcarsi una legge; religiosa o civile non sarebbe importante. La nostra sopravvivenza dipende dal senso della misura che purtroppo non è innato. La religione dovrebbe rendere più dolce l’accettazione perché regala una speranza oltre la morte, mitiga la sofferenza della non conoscenza e delle eterne domande. “Non avrai altro Dio fuori di me”, “Non nominare il nome di Dio invano”, “Ricordati di santificare le feste”, “Onora il padre e la madre”, “Non uccidere”; “Non commettere atti impuri”; “Non rubare”, “Non dire falsa testimonianza”, “Non desiderare la donna d’altri”, “Non desiderare la roba d’altri”. Non ricordano solo l’amore per Dio. Estrapolando per laici e no: - sono linee guide per un vivere in armonia, è il tentativo di normalizzare l’istinto umano, promotore di discordia e abomini. Certo, molte devono essere adeguate ai tempi moderni.
D’altra parte bisognava pure iniziare a regolare la vita tra gli umani diventati numerosi. È tanto difficile da comprendere? Per domare la belva dentro ognuno di noi è gioco forza sobbarcarsi una legge; religiosa o civile non sarebbe importante. La nostra sopravvivenza dipende dal senso della misura che purtroppo non è innato. La religione dovrebbe rendere più dolce l’accettazione perché regala una speranza oltre la morte, mitiga la sofferenza della non conoscenza e delle eterne domande. “Non avrai altro Dio fuori di me”, “Non nominare il nome di Dio invano”, “Ricordati di santificare le feste”, “Onora il padre e la madre”, “Non uccidere”; “Non commettere atti impuri”; “Non rubare”, “Non dire falsa testimonianza”, “Non desiderare la donna d’altri”, “Non desiderare la roba d’altri”. Non ricordano solo l’amore per Dio. Estrapolando per laici e no: - sono linee guide per un vivere in armonia, è il tentativo di normalizzare l’istinto umano, promotore di discordia e abomini. Certo, molte devono essere adeguate ai tempi moderni.